Ultimamente si parla molto di sotto-domini e sotto-cartelle relativamente alla SEO e l’incremento di traffico organico. L’articolo di Moz ha dato il via alla carrellata, infatti è stato ripreso in tutte le salse, tradotto e a volte (mal)interpretato da molti blog SEO italiani, tuttavia l’unico articolo che reputo degno di nota e che ti consiglio di leggere è quello scritto a Febbraio 2015 da Andrea Pernici.
Nota: non linko l’articolo di Moz per il bene dell’umanità, piuttosto leggiti anche questo articolo di Michael Martinez che smonta quanto “dedotto dai Mozziani”.
Oggi non voglio riscaldare la minestra parlando delle stesse cose, voglio invece prendere spunto da questo topic molto ampio per mostrare tutte le alternative possibili che un webmaster ha a disposizione per gestire un sito multi-lingua.
Un sito multi-lingua può usare diverse strutture per suddividere i propri contenuti a prescindere dal CMS e linguaggio utilizzato. Questi setup possono essere adattati a tutti i siti web: WordPress, Joomla, Magento, Prestashop ma anche siti in PHP o HTML. Alcuni metodi, come ad esempio i parametri URL, sono semplici da implementare, alcuni sono costosi da mantenere e altri ancora più economici. In questa guida voglio elencare pregi e difetti di ogni implementazione.
Premessa:
Sebbene si pensi spesso il contrario, non esiste un setup migliore di un altro, esistono solo setup più adatti a specifiche situazioni. A livello di ranking su Google ogni setup, se correttamente implementato, può ambire alla massima visibilità disponibile.
Legenda:
- ccTLD: Country Code Top Level Domain. Domini Locali
- gTLD: Global Top Level Domain. Dominio globale/internazionale
ccTLD | gTLD Subdomains | gTLD Subfolders | Parametri URL |
---|---|---|---|
Esempi:
| Esempi:
| Esempi:
| Esempi:
|
PRO:
| PRO:
| PRO:
| PRO:
|
CONTRO:
| CONTRO:
| CONTRO:
| CONTRO:
|
Chi lo usa:
| Chi lo usa:
| Chi lo usa:
| Chi lo usa:
|
Infografica
Valutazioni personali
Quando mi viene chiesto quale setup consiglio mi viene sempre in mente Booking.com. Un gTLD con subfolder estremamente forte che centralizza backlink e segnali sociali a vantaggio di tutte le lingue. Probabilmente per un sito nuovo serve un pochino più di tempo per rankare localmente ma con una corretta implementazione del rel x-default hreflang (link1 – link2) non c’è nulla da temere. Però ripeto, a livello assoluto non esiste una soluzione migliore delle altre, è solo questione di ambiente sul quale si andrà a lavorare, preferenze personali e conoscenze tecniche.
According to Google… Il sito multilingua secondo Google
The first thing you’ll want to consider is if it makes sense for you to buy country-specific top-level domains (TLD) for all the countries you plan to serve…
ccTLD are beneficial if you want to target the countries that each TLD is associated with, a method known as geo targeting.
Let’s say your German content is specifically for users from Germany and not as relevant for German-speaking users in Austria or Switzerland. In this case, you’d want to register a domain on the .de TLD. German users will identify your site as a local one they are more likely to trust.
On the other hand, it can be pretty expensive to buy domains on the country-specific TLDs, and it’s more of a pain to update and maintain multiple domains. So if your time and resources are limited, consider buying one non-country-specific domain (TLD), which hosts all the different versions of your website. In this case, we recommend either of these two options:
Put the content of every language in a different subdomain. For our example, you would have en.example.com, de.example.com, and es.example.com.
Put the content of every language in a different subdirectory. This is easier to handle when updating and maintaining your site. For our example, you would have example.com/en/, example.com/de/, and example.com/es/.
Implementazione gTLD con cartelle
https://esempio.com/???/
Nelle cartelle locali non si dovrebbe scrivere quello che si vuole, ho visto siti usare /francia/, altri /germany/ oppure /belgium/. Per le cartelle in lingua locale ci sono due alternative:
- usare i singoli codici di due lettere, definiti codici standard ISO 639-1
- concatenare due codici standard ISO 639-1 per indicare anche la localizzazione della lingua. Si inserisce la sigle della lingua in minuscolo e della nazione in maiuscolo. Ad esempio per indicare la lingua italiana per Italia si usa it-IT, mentre per indicare la lingua italiana in Svizzera si usa it-CH.
Hai domande? Lascia un commento. Iscriviti alla newsletter per ricevere un avviso mensile con le nuove guide pubblicate.
Commenti |8
Lascia un commentoOttimo articolo, grazie.
Ciao, e se per l’italiano uso il .com e per il francese .com/fr ?
Grazie
Ciao Fausto, grazie della domanda.
Il .com è un’estensione internazionale (gTLD) quindi si presta ad includere più lingue.
Idealmente sarebbe meglio avere l’inglese in root e le lingue secondarie (per un sito internazionale) in cartelle.
Ad ogni modo sono dettagli, come hai fatto può andare bene.
Grazie mille: tiro un sospiro di sollievo :D
Ciao ho alcuni quesiti a cui non riesco dare risposta. Io ho un sito .it e uno .com con suddivisione in cartelle (fr,es,de) . Per inviare la sitemap devo aggiungere a gsc tutte le cartelle (fr,es,de) ed inviare la relativa sitemap oppure devo fare una sola sitemap oppure una sitemap index? Considerando che l’hreflang l’ho implementato nella pagina html.
Inoltre utilizzando un selettore delle lingue con i vari href, devo utilizzare il nofollow oppure i backlink generati ad esempio da tutte le pagine .com verso esempio la home della versione .com/fr non creano problemi?
Grazie mille
Ciao Andrea, benvenuto e grazie per le domande. Partiamo dalla prima.
Per il sito .com puoi avere un profilo unico ed inviare la sitemap index, è il setup più comune.
In alternativa puoi registrare in GSC anche le singole cartelle ed inviare le sitemap locali a ciascun profilo.
Inoltre…
Nel primo caso non devi impostare una nazione nel targeting internazionale di GSC.
Nel secondo caso, se non imposti il profilo principale, puoi assegnare il targeting internazionale a ciascun profilo/cartella.
Per la seconda domanda, NO, non metterei il nofollow sul selettore di lingua. Il PageRank deve potersi distribuire correttamente in tutte le pagine che vuoi indicizzare.
A presto!
Ciao Giovanni,
grazie al solito per l’ottima guida. Sai dirmi qualcosa per i domini .io ? Leggo che sono considerati alla stregua dei gTLD pur essendo nati come ccTLD
Ciao Riccardo grazie per la domanda.
Il TLD .io nasce come “ccTLD of the British Indian Ocean”. Quindi nasce come ccTLD.
Ti consiglio di monitorare questa pagina ufficiale di Google: https://developers.google.com/search/docs/advanced/crawling/managing-multi-regional-sites
Qui trovi un altra pagina ufficiale che tagga .io come ccTLD: https://support.google.com/domains/answer/6296408?hl=en
Come dici tu, alcuni scrivono che Google considera il TLD .io come un gTLD, ma nella pagina ufficiale di Google questo TLD è elencato sotto i ccTLD.
Anni fa esisteva un post su G+ del Googler Pierre Far, che diceva del nuovo trattamento di alcuni ccTLD come gTLD, ma ora G+ non è più raggiungibile e non trovo fonti ufficiali che replicano la notizia.
Hai link ufficiali da indicarmi per favore?
Onestamente non saprei, senza dichiarazioni ufficiali non rischierei di usare un TLD con limiti per progetti che invece richiederebbero un gTLD.