I primi controlli che svolgo durante il SEO audit sono relativi al dominio, ovvero l’indirizzo che porta al sito web. In particolare per studiare lo stato di salute del sito web mi interessa analizzare i seguenti fattori del dominio:
- TLD
- IP a cui punta il dominio
- Età ed autorevolezza
- Policy di rinnovo
- Cloni e multi domini
- Come scoprire se un dominio è penalizzato
TLD – Top Level Domain
Come abbiamo già visto in questa guida sui ccTLD e gTLD, esistono domini adatti ad ospitare siti locali e mono lingua e domini adatti ad ospitare siti web multi lingua ed internazionali.
Ricapitolando l’articolo linkato: un ccTLD è un dominio con estensione locale finalizzato ad ospitare siti web relativi ad un paese (cc significa country code – codice paese). Un gTLD è un dominio con estensione generica che non si riferisce ad uno specifico country (g significa generic).
- Un dominio .it è fatto per ospitare siti web in italiano.
- Un dominio .fr è fatto per ospitare siti web in francese.
- Un sito .com è fatto per ospitare siti web in inglese e multi lingua.
A parità di altre condizioni, una pagina in tedesco ospitata su un ccTLD .fr ha meno possibilità di posizionarsi organicamente rispetto ad un medesimo contenuto su dominio .de.
È un errore ignorare questi standard. Se il cliente ha un sito web in italiano ed inglese su ccTLD .it è un problema, soprattutto se si aspetta risultati organici dalla sezione in lingua inglese.
Gli standard dei TLD sono definiti in questi documenti di vecchia data:
In base alle necessità del sito web devo consigliare al cliente il TLD migliore: confermare se la scelta attuale è corretta oppure segnalare se il setup è sbagliato.
Quando ci sono necessità importanti di posizionarsi all’estero è consigliabile prendere il contenuto in lingua straniera e spostarlo sul giusto ccTLD seguendo le opportune regole di migrazione. Un nuovo sito web locale ha inoltre bisogno di costruirsi la sua autorevolezza, non basterà metterlo online ed aspettarsi visite. Sarà importante lavorare sui contenuti e su strategie di inbound per essere menzionati da portali locali e blog tematici.
IP del dominio
IP sta per “Internet Protocol”. Un indirizzo IP è un’etichetta numerica assegnata a ciascun dispositivo collegato a una rete di computer che utilizza il protocollo Internet per la comunicazione.
Ad esempio “192.168.1.1” è il tipico IP del un router all’interno di una rete locale.
Un IP quindi rappresenta nel nostro caso un web server, l’indirizzo di un computer sul quale è ospitato il sito web che dobbiamo analizzare.
Perché dovresti preoccuparti di analizzare l’IP? Per lo stesso motivo per cui prima di acquistare casa dovresti fare un giretto a piedi nel quartiere – per capire chi sono i vicini di casa.
Per risparmiare, un web server può ospitare decine se non centinaia di siti web contemporaneamente. Se in passato hai usato hosting entry level e low cost sarai sicuramente capitato in un hosting condiviso.
Un hosting condiviso è un web server che contiene molti siti web, quindi tutti i siti su quella macchina hanno lo stesso IP, diciamo che sono tutti “vicini di casa”.
Essenzialmente l’IP va analizzato per tre motivi:
- Perché esistono le black list per le email
- perché esistono gli spammer
- perché esistono siti web hackerati
Cosa succederebbe se un sito web ospitato sul tuo stesso web server iniziasse a mandare email spam? L’IP verrebbe messo in blacklist e le mail da quell’IP verrebbero bloccate a monte dai filtri dei provider. E le tue email? Potrebbero finire anch’esse in spam.
Cosa succederebbe se un sito sul tuo server iniziasse a distribuire malware? Per la stessa ragione vista nel paragrafo precedente è meglio evitare vicini fastidiosi, dato che l’IP del server in comune potrebbe essere “taggato” come pericoloso o insicuro dai motori di ricerca.
Per esempio, se un sito web dovesse essere sottoposto a sequestro da parte dell’Autorità Giudiziaria, i siti web ospitati sullo stesso IP potrebbero essere a loro volta oscurate. Nel 2012 il portale vajont.info fu oscurato in seguito ad una denuncia. L’azione causò il blocco di centinaia di siti web che non avevano niente a che vedere con il portale incriminato, semplicemente condividevano lo stesso indirizzo IP.
Se il cliente perde visibilità per problemi derivati da siti sullo stesso server, un SEO deve essere in grado di individuare il problema e segnalarlo.
Per il sito web di un’azienda, è consigliabile optare per un IP dedicato in modo da non avere vicini di casa, buoni o cattivi che siano. Come diceva mio nonno – via il dente via il dolore.
Età ed autorevolezza
Età ed autorevolezza sono due concetti che nella SEO spesso vanno a braccetto. Un dominio live da 2 settimana ha chiaramente meno autorevolezza di un dominio attivo da 20 anni, ma ci sono alcuni aspetti che andrebbero verificati.
Come saprai c’è un florido mercato per la compravendita di domini scaduti la cui primaria finalità è “rubare” autorevolezza (backlink) da vecchi domini scaduti e redirezionarli verso un nuovo dominio. La speranza è che il nuovo dominio abbia un avvio più rapido grazie ad una crescita “spinta” dell’autorevolezza.
Questi giochetti da principianti funzionano? In larga parte no. Sono rari i casi in cui ho visto funzionare questi trucchetti – essenzialmente quando la fai abbastanza grossa da generare effetti positivi, ma non troppo grossa da essere beccato da Google.
I motori di ricerca infatti non sono stati certo a guardare gli spammer giocare con i loro algoritmi. Da molti anni Google usa dei filtri che gli permettono di monitorare quando un dominio cambia IP di puntamento, oppure quando cambia registrant (l’intestatario del dominio).
Quando Google vede cambiamenti importanti su un dominio potrebbe decidere di mettere il sito in sandbox* finché non capisce se il sito ha mantenuto le stesse finalità di prima oppure no.
*La sandbox è uno stato, un filtro, che limita temporaneamente la visibilità del sito nei risultati organici.
Se Google si accorge che un dominio ha cambiato IP ed il sito è diverso, la finalità è diversa, potrebbe mettere il dominio in sandbox per poi annullare tutti i valori di autorevolezza. In pratica quando Google pensa che il cambiamento al dominio sia una compravendita a finalità SEO, di fatto annulla gli sforzi degli spammer, che non rispettano le linee guida di Google Webmaster.
Per analizzare la storia di un dominio puoi usare questo tool online –
http://whois.domaintools.com/ e verificare quanti cambi di intestatario ha avuto. Con la registrazione gratuita non devi attendere la coda quando esegui un controllo
In aggiunta puoi inserire il dominio in https://web.archive.org/ e controllare lo storico per capire se il sito in passato è stato usato per altre finalità diverse da quelle attuali. Webarchive è un servizio che salva e archivia versioni temporali dei siti web, puoi quindi usarlo per andare letteralmente “indietro nel tempo” e studiare la storia di un sito web.
Per verificare l’autorevolezza di un dominio non soffermarti solo sui dati di registrazione ed IP, è importante studiare la storia del profilo dei backlink del dominio.
- Da quanti IP riceve backlink il dominio?
- Dove sono geograficamente i server che ci linkano?
- Quali sono le ancore più frequenti?
- Quali sono la pagine più linkate?
- Com’è il trend di crescita dei backlink?
Tutti questi fattori andrebbero considerati per valutare la forza di un dominio e confrontati con i competitor diretti.
Una cosa su cui molti SEO alle prime armi sbagliano è che guardano il numero totale dei backlink per dedurre l’autorevolezza del dominio. Una cosa sbagliatissima.
Non costerebbe nulla mettere in piedi in 10 minuti un sito con 1 milione di pagine low-quality che linkano amiocuggino.it. Domani, amiocuggino, si troverebbe con 1 milione di backlink in più, che però valgono ZERO.
Per stimare al meglio la qualità dei backlink guarda sempre gli IP linkanti, o meglio ancora i subnet. I singoli backlink oppure il numero dei domini linkanti sono valori troppo aleatori e “taroccabili”.
Al giorno d’oggi ogni tool per l’analisi dei backlink può indicare da quanti IP o subnet un sito riceve backlink, e di conseguenza stimare valori di autorevolezza del dominio (hai masi sentito del Trust Flow?).
Per maggiori informazioni per l’analisi dei backlink di rimando alla guida dedicata al link pruning.
Scadenza e rinnovo
Facciamo un esempio.
Se mi serve un capannone per la mia nuova e lucrosa attività, lo compro. In alternativa lo affitto per qualche anno, di solito 4+4. Non affitto un magazzino per un anno, a meno che non sia proprio una necessità temporanea e limitata.
Un dominio non si può comprare ma si può solo affittare per N anni. Perché quasi tutti lo rinnovano di anno in anno? Principalmente per incertezza e per spendere meno.
I miei domini li rinnovo ogni 4 anni, per la durata di 4 anni. Spendo di più al momento, è vero, ma sul lungo periodo spendo uguale e anzi, risparmio tempo che vale molto più del costo di un dominio.
Con un rinnovo lungo non devo preoccuparmi ogni anno della scadenza e magari trasmetto a Google un segnale di affidabilità leggermente superiore ad un dominio che si rinnova anno per anno.
Poi, visto che fate i pignoli, considerate l’inflazione e l’aumento dei prezzi e vi accorgerete che pagare ogni anno alla fine costa di più.
Cloni e multi domini
A volte mi capitano sorprese quando analizzo siti web. Scopro che il cliente ha dei portali che non mi aveva menzionato, scopro siti clone di cui non sapevo l’esistenza. Insomma, ho imparato a non dare mai nulla per scontato.
Inizio intervistando il cliente: quanti siti hai? Mi dai una lista dei domini che hai acquistato? Poi cerco su Google la sua P.IVA e spesso saltano fuori gli altarini.
Dato che Google non vuole assegnare in SERP più slot allo stesso sito web, è chiaro che, avere due siti con gli stessi contenuti, lo stesso intento di ricerca e la stessa P.IVA nel footer, non sia di grande aiuto.
Avere più domini ha senso se le finalità sono distinte:
- domini per lingue differenti
- domini per attività differenti
- domini per finalità differenti
Se invece il cliente ha creato cloni al solo fine di avere più pagine e siti online nella speranza che “almeno uno funzionerà”, ha sbagliato e devo indicarglielo.
Mantenere un sito ha costi tecnici, costi di gestione, costi di contenuto e magari costi di advertising. A mio parere meglio focalizzare li sforzi in un solo sito web piuttosto che disperdere denaro ed energie in molti siti mediocri, che comunque in ambiti competitivi non potrebbero emergere.
Come scoprire se un dominio è penalizzato
Cito (e traduco) la domanda:
Voglio acquistare un dominio che è già stato registrato precedentemente. Come posso verificare se questo dominio ha avuto problemi con Google in passato? Ho acquistato recentemente un dominio che non ne voleva sapere di essere indicizzato da Google e ho dovuto inviare una richiesta di riconsiderazione. Come posso prevenire queste situazioni?
La risposta di Matt Cutts è molto esaustiva e possiamo dividerla in due casi:
Nel caso tu fossi così fortunato da conoscere il vecchio proprietario la prima cosa da fare è chiedere gli accessi di Google Analytics e Search Console.
- In Google Analytics controlla l’andamento storico delle visite organiche, nel caso notassi un calo netto ed evidente potrebbe essere un forte segnale di pericolo
- Search Console torna utile sia perché eventuali notifiche di penalizzazione le puoi trovare nella sezione “Messaggi”, sia perchè fornisce una buona visione del profilo dei backlink (anchor text, pagine linkate e pagine che linkano).
Nel caso invece non conoscessi il vecchio proprietario del dominio, ti possono tornare utile alcuni trucchi e strumenti online:
- site:dominio.com: Inserendo in Google questa query, che utilizza l’operatore di ricerca “site” seguito dal dominio da analizzare, potremo sapere quante pagine di quel dominio sono indicizzate, ovvero presenti nell’indice di Google. Se la ricerca non porta risultati non è un buon segnale.
- Ricerca il nome dominio: Fai una ricerca online inserendo il nome del dominio e cerca segnali di reputation. Se la maggior parte dei risultati che trovi sono commenti SPAM in altri sito non è un buon segnale
- Usa Internet Archive: Il sito Internet Archive è un archivio storico dei siti web, ovvero raccoglie “screenshot” temporali di tutti i siti web cosi che si possa navigare ad esempio nel sito della nike del 1999.
Inserisci in questo tool il dominio che vuoi acquistare e dai un occhio ai risultati. Se il sito appare palesemente SPAM allora non è un buon segno - Prima di inviare una richiesta di riconsiderazione: Chiediti perchè vuoi acquistare quel dominio. Se lo acquisti solo per il suo profilo di backlink allora fai attenzione, perchè con il cambio di intestatario del dominio Google potrebbe ignorare tutti i link e resettare il profilo.
Matt Cutts cit.: …the link may not carry over…
Come hai visto ci sono tanti aspetti da considerare quando dobbiamo valutare la bontà di un dominio per finalità SEO. Tu cosa controlli? Lascia un commento per segnalare nuovi controlli da aggiungere alla guida.
Commenti |4
Lascia un commentoCiao.
Grazie mille per i tuoi consigli. Sono illuminanti.
A tal proposito, sto pensando di aprire un sito web e sto valutando tre soluzioni (compatibili con o domini già utilizzati) per la scelta del dominio. Le opzioni sono le seguenti: www.ematologo.info; www.milanoematologo.it; www.ematologo.milano.it.
Vorrei sapere se da un punto di vista di posizionamento e di SEO, l’estensione .info e quella .milano.it e .it si equivalgano. Inoltre laddove dovessi optare per un generico ematologo.info una eventuale pagina ematologo.info/milano si posizionerebbe al pari di milanoematologo.it o ematologo.milano.it in una ricerca con keyword “ematologo Milano” al pari di contenuti e ottimizzazione seo della pagina stessa.
Sperando di non aver abusato della tua disponibilità ti saluto e ti ringrazio ancora.
Mario
Ciao Mario grazie per la domanda.
Dal punto di vista SEO non c’è un TLD migliore di altri, Google lo ha dichiarato in diversi video. Sono solo le regole dello standard dei TLD che ne differenziano le finalità, ad esempio tra ccTLD e gTLD – a tal proposito potresti leggere questa guida.
Nel tuo caso eviterei www.ematologo.milano.it, perché composto da un livello in più di un normale TLD, mentre le altre due soluzioni (.info e .it) vanno benissimo.
Considera anche che avere la parola chiave nell’URL poteva aiutare anni fa, oggi non è più così. Per un miglioramento sulle query local è molto più influente una buona scheda Google My Business rispetto ad un dominio con la parola Milano. Ultima cosa, se vuoi targettizzare la query local su Milano, devi essere fisicamente li. Se hai la scheda MyBusiness a Bari non serve a niente avere una pagina “ematologo milano”. Può funzionare solo su query molto deboli con poca competizione, per il resto è inutile.
A presto e buon lavoro.
Ciao Giovanni,
grazie per la chiarezza e la praticità degli articoli che condividi.
Vorrei approfittare della tua esperienza per chiederti un consiglio in fase di acquisto di un nuovo dominio.
Il registrar a cui mi sono rivolto, oltre al nome che ho scelto, mi ha consigliato di acquistare i domini correlati (principalmente tutti ccTLD), mi suggerisce di acquistare anche un servizio Adult Block che consente di bloccare il proprio marchio e il proprio nome nelle estensioni .adult, .porn, .sex, .xxx.
Il mio sito tratta immobili, quindi a livello di pertinenza dei contenuti è lontanissimo da ciò che potrebbe rientrare sotto quelle estensioni.
Ho fatto altre considerazioni, e sono orientato a declinare la proposta (anche perchè ha un costo non irrisorio).
Tu hai consigli da darmi? Che ragionamento faresti?
Grazie in anticipo per il tempo che vorrai dedicarmi.
Ciao Sergio, grazie per la domanda.
La questione la vedo poco SEO quanto più una tutela, “un’assicurazione”.
Se vuoi evitare problemi di registrazioni con il loro nome brand conviene acquistare più domini, altrimenti non ha senso.
Se domani dovessero registrare evemilano.porn pazienza. Non ho certo voglia registrare 100 domini per evitare ogni caso possibile di negative SEO.
I ragazzi del registrar fanno il loro dovere, cercano di venderti servizi extra.
A te serve davvero?